I Poiàt per fare il carbone vegetale

I Poiàt (a volte scritto anche “pojat”) erano le tradizionali cataste di legna, preparate con una tecnica specifica, utilizzate per la produzione di carbone vegetale.

Questo metodo antico, diffuso in diverse aree montane e boschive d’Italia, rappresentava un mestiere faticoso ma essenziale per le economie locali.

I Poiàt per fare il carbone vegetale

Come funzionava un Poiàt?

La costruzione e la gestione di un Poiàt richiedevano grande abilità ed esperienza da parte dei carbonai (“carbunèr” o “carbonari”).

Il processo, noto come pirolisi, consisteva in una combustione lenta e controllata della legna in condizioni di scarsa ossigenazione.

Ecco le fasi principali:

– Preparazione del sito

Si sceglieva un’area pianeggiante nel bosco, chiamata “piazza da carbone” o “aial”.

Sentiero delle Calchere a Brembilla

– Costruzione della catasta

La legna, preferibilmente di faggio o altre essenze adatte, veniva tagliata in pezzi di dimensioni uniformi e accatastata con cura attorno a un palo centrale.

Questo palo veniva poi sfilato per creare un camino centrale che fungeva da punto di accensione e da sfogo per i gas.

Poiàt

La forma della catasta era generalmente conica o a cupola, e le dimensioni potevano variare, raggiungendo anche altezze di 2,5 metri e diametri di 5 metri.

– Copertura

Una volta completata la catasta di legna, questa veniva ricoperta con uno strato di foglie secche e successivamente con uno strato di terra umida o zolle erbose.

Poiàt

Questa copertura era fondamentale per isolare la legna dall’aria e impedire una combustione rapida che avrebbe trasformato la legna in cenere anziché in carbone.

Si lasciavano dei piccoli fori di sfiato laterali per controllare il processo.

– Accensione

La catasta veniva accesa dall’alto, attraverso il camino centrale, utilizzando brace e piccoli pezzi di legna.

– Carbonizzazione

Questa era la fase più lunga e delicata, che poteva durare diversi giorni, a volte anche settimane, a seconda delle dimensioni del Poiàt e delle condizioni atmosferiche.

I carbonai dovevano sorvegliare costantemente il Poiàt, giorno e notte.

I Poiàt per fare il carbone vegetale

Regolavano il tiraggio dell’aria aprendo o chiudendo i fori di sfiato per garantire che la legna bruciasse lentamente e in modo uniforme.

Il colore e la densità del fumo che fuoriusciva indicavano l’andamento del processo: un fumo azzurrognolo e trasparente segnalava che il carbone era pronto.

– Spegnimento e scarico

Una volta completata la carbonizzazione, il Poiàt veniva spento soffocando completamente l’afflusso d’aria e lasciato raffreddare per diversi giorni.

Successivamente, si procedeva con cautela alla “scarbonatura”, ovvero all’estrazione del carbone prodotto.

Importanza storica e culturale

Il mestiere del carbonaio e l’uso dei Poiàt hanno rappresentato per secoli una risorsa economica fondamentale per molte comunità montane, specialmente in Lombardia (Val Brembana, Val Seriana, Val di Scalve, Valtrompia), il Veneto (Agordino, Cadore) e altre zone appenniniche.

Il carbone vegetale prodotto era indispensabile per alimentare fucine, ferriere, vetrerie e per uso domestico.

I Poiàt per fare il carbone vegetale

Nonostante l’avvento di altri combustibili abbia ridotto drasticamente questa pratica, la tradizione dei Poiàt sopravvive ancora oggi attraverso rievocazioni storiche, dimostrazioni e iniziative culturali volte a preservare la memoria di questo antico e faticoso mestiere.

Perché i Poiàt sono stati abbandonati?

  1. Avvento di combustibili fossili
    Il fattore principale è stato la crescente disponibilità e la convenienza di combustibili fossili, in particolare il petrolio e i suoi derivati, a partire dal secondo dopoguerra.
    Questi nuovi combustibili offrivano una maggiore densità energetica, facilità di trasporto e utilizzo, soppiantando gradualmente il carbone di legna in molti dei suoi usi tradizionali, sia industriali che domestici.
  2. Cambiamenti socio-economici
    Il mestiere del carbonaio (“carbunèr”) era estremamente duro, faticoso e implicava lunghi periodi di isolamento nei boschi, spesso in condizioni precarie.
    Con il miglioramento generale delle condizioni di vita e l’apertura di nuove opportunità lavorative in altri settori, questa professione ha perso attrattiva, portando a un progressivo abbandono.
  3. Sviluppo di nuove tecnologie
    L’introduzione di tecnologie più efficienti per la produzione di energia e per i processi industriali ha ridotto la dipendenza dal carbone vegetale prodotto con metodi tradizionali.
  4. Costi e resa
    La produzione con i Poiàt era un processo lungo, che richiedeva manodopera intensiva e aveva una resa non sempre ottimale rispetto ai metodi più moderni.
I Poiàt per fare il carbone vegetale

La produzione odierna di carbone vegetale è dominata da processi industriali controllati che mirano a una maggiore efficienza e a una riduzione dell’impatto ambientale.

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